La plastica è un materiale che fa parte della quotidianità di tutti noi, anche di chi lavora nei settori industriale, manifatturiero e alimentare: è importante quindi che sia riciclabile e anche realizzata senza utilizzare sostanze potenzialmente nocive per la salute, come il PVC senza ftalati e BPA free.

Nell’articolo raccontiamo dove si trovano due sostanze dannose per il benessere, come evitarle, che cosa sono.


VAI A STRISCE IN PVC SENZA FTALATI E BPA FREE


Che cosa significa BPA free

Spieghiamo brevemente che cosa significa “BPA free”.

L’espressione anglosassone permette di capire a colpo d’occhio che l’oggetto o il materiale cui viene riferita è senza qualcosa: “free” significa infatti “libero”, anche nel senso di “privo di”.

Ciò che è BPA free è quindi privo di BPA.

Resta quindi solo da chiarire a che cosa faccia riferimento l’acronimo “BPA”.

Sta per il nome inglese “bisphenol A”, in italiano “bisfenolo A”.

Bisfenolo A: dove si trova e di cosa si tratta

Che cos’è il BPA, o bisfenolo A, e dove si trova?

Il bisfenolo A, detto anche BPA, è una sostanza chimica utilizzata principalmente in combinazione con altri prodotti chimici per produrre plastica e resine.

Per esempio, il BPA viene utilizzato nel policarbonato, una plastica dura, trasparente e ad alte prestazioni.

Il policarbonato è un materiale molto apprezzato nel settore del design.

Viene anche usato nella produzione di contenitori per alimenti come bottiglie, posate, piatti, tazze e altri tipi di recipienti.

Con il BPA si producono resine epossidiche per pellicole e rivestimenti utilizzati su lattine e barattoli per bevande e cibi.

Il pericolo dell’uso del bisfenolo A nel settore alimentare è rappresentato dal fatto che questa sostanza, in piccole quantità, passa negli alimenti e nelle bevande dai contenitori in cui è presente.

PVC senza bisfenolo A

Il bisfenolo A è pressoché onnipresente quando si ha a che fare con le plastiche, soprattutto con prodotti in PVC, cioè in polivinilcloruro.

Se però lavori nell’industria, hai un’officina o gestisci un laboratorio, da noi trovi porte a strisce in PVC BPA free, cioè senza bisfenolo A.

Dunque il materiale che costituisce le nostre chiusure flessibili industriali non solo è ecologico e riciclabile, ma è anche del tutto innocuo per la salute.

Che cosa sono gli ftalati

Ora passiamo a considerare la seconda categoria di sostanze chimiche potenzialmente dannose per la salute degli esseri umani: chiariamo che cosa sono gli ftalati, prima di capire dove si trovano e come evitarli.

Gli ftalati costituiscono una classe di sostanze chimiche organiche derivate dal petrolio.

Vengono utilizzati come plastificanti e solventi.

Sono adatti anche all’ottimizzazione delle reazioni chimiche per avere una determinata consistenza e resa dei prodotti.

Gli ftalati sono i plastificanti più utilizzati al mondo e vengono impiegati da decenni nella lavorazione del cloruro di polivinile (PVC) per migliorarne la flessibilità.

Ne esistono di vari tipi, tutti in forma liquida, simili all’olio, privi di odore, ma non sempre hanno funzione plastificante.

I tipi di ftalati sono:

  • BBP, cioè lo ftalato di butilbenzile;
  • DBP, lo ftalato di dibutile;
  • DEHP, lo ftalato di bis(2-etilesile);
  • DINP, acronimo che identifica lo ftalato di di-isononile;
  • DIDP, acronimo che sta per lo ftalato di isodecile;
  • DNOP, ovvero lo ftalato di diottile.

Ftalati: dove si trovano

Per le loro buone proprietà di plastificanti, gli ftalati sono spesso impiegato per produrre vaschette, barattoli e altri tipi di contenitori per cibi.

Altri prodotti in cui si trovano frequentemente gli ftalati sono shampoo e sapone per le mani, prodotti cosmetici come smalti e creme.

Vengono usati persino nei profumi per favorirne la persistenza.

Gli ftalati erano presenti anche in prodotti per bambini e bambine, prima che fossero introdotte norme ben precise.

Gli ftalati e la normativa che ne regola l’uso

Riguardo agli ftalati, c’è una normativa comunitaria che ne disciplina l’uso.

A partire dal 1979 i legislatori europei hanno puntato l’attenzione su questa categoria di composti chimici per proteggere consumatori e consumatrici da un’esposizione inappropriata e nociva.

In particolare, oggi sono aumentate le restrizioni relative ad alcuni tipi di ftalati e ad alcuni materiali destinati a venire a contatto con gli alimenti.

Le indicazioni sull’uso degli ftalati sono incluse nel regolamento dell’Unione europea detto “REACH”, dall’inglese “Registration Evaluation and Authorization of Chemicals”.

Per quanto riguarda le misure di protezione di lavoratori e lavoratrici, gli ftalati rientrano tra gli “agenti chimici” presi in considerazione dal decreto legge 81/2008 con l’obiettivo di garantire la sicurezza in azienda.

Plastica senza ftalati

La plastica è il materiale che più di tutti gli altri porta i segni dello zampino degli ftalati che ne migliorano flessibilità e modellabilità.

Esistono però anche plastiche senza ftalati, come per esempio il PVC delle nostre porte a strisce per laboratori, magazzini e officine.


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